
Webcomic?
Anni fa ho frequentato per lungo tempo il newsgroup di giochi di ruolo ed uno degli argomenti ivi più dibattuti era il definire cos’è di preciso il gioco di ruolo. Ovviamente, quando c’è da perdersi in dotte disquisizioni sul nulla, io son sempre in prima fila, sgomitando. Passano gli anni ma non passano le manie, al massimo si cambia il bersaglio; oggi me la piglio coi webcomic, argomento a me abbastanza caro (s’è visto, ormai).
Ma che è un webcomic? Basta pubblicare un fumetto su una pagina web perché questo diventi un webcomic? Oppure deve avere qualosa in più? E che cosa?
Ovviamente io non ho una risposta, o per lo meno la mia risposta non è oggettiva in quanto manca una definizione univoca del termine “webcomic”; magari prima o poi verrà fondata una Conférence générale des poids et mesures per questa particolare forma di comunicazione ma, fino ad allora, si può ragionare ad impressione. Premetto che amo il discutere sulla definizione di una definizione. Nel calderone di opinioni discordanti è sempre possibile individuare nuovi spunti e capire cosa si può voler fare in futuro con quell’argomento.
E quindi, seppur non richiesto, il mio contributo (opinione personalissima che non ha velleità di verità assoluta): una condizione sine qua non perché un fumetto sia un “vero” Webcomic è che sia impubblicabile su carta; altrimenti, secondo me, è un fumetto pubblicato sul web ma non un webcomic vero e proprio. Perché poi un fumetto sia un “webcomic” il modo migliore per leggerlo dovrebbe essere dentro una pagina html.
La fruizione di una pagina html coinvolge il lettore attraverso più livelli comunicativi: il testo, le immagini, la musica, le animazioni, lo scrolling, i link, l’interazione e chissà quant’altro. Basta che un fumetto online utilizzi a piene mani tutto questo per risultare un webcomic? Boh… Ni. Secondo me ogni aggiunta deve essere funzionale e rendere più chiara la lettura del “messaggio” che voglio far passare al lettore. Per come faccio le striscie, io sono abituato ad un lavoro a togliere: togliere testi che allungano il brodo, togliere elementi che possano portare chi legge ad allontanarsi dalla chiave di lettura che ho deciso (ovviamente questo è quello che cerco di fare, lungi da me la pretesa di riuscirci ogni volta, riconosco i miei limiti).
Introdurre l’animazione della pioggia in una vignetta senza che la pioggia abbia un ruolo preciso è introdurre una animazione senza rendere quel fumetto un webcomic. Potrei lasciare la pioggia statica, pubblicare lo stesso fumetto su carta, e la lettura della striscia risulterebbe comunque invariata. Se però l’animazione è di un cielo azzurro con nuvole che passano veloci e l’effetto luce-ombra su di me che lo osservo fa cambiare l’espressione da allegro a malinconico intitolando la striscia “metereopaticità”… ecco, questo lo considero un “webcomic” in quanto difficilmente traducibile su carta. L’animazione scandisce la fluttuazione umorale; la stessa velocità con cui passano le nuvole diventa un fattore importante per comprendere la striscia, se l’effetto luce-ombra con annesso cambio umore si alternano troppo velocemente darei l’impressione di schizzofrenia invece di raccontare qualcosa che mi può essere successo.
Ovviamente le aggiunte che permette il web possono aumentare la fruibilità, sto pensando ad una musica che possa fungere da soundtrack, magari una melodia malinconica per una striscia riflessiva o viceversa. Oppure un click che, più che aumentare la leggibilità, fa scoprire un retroscena inaspettato… In questo modo il fumetto non sarebbe un webcomic perché rimarrebbe comunque efficace se pubblicato su carta ma il web gli darebbe un qualcosa in più. Un esempio è la striscia di oggi (19 marzo 2009); stampata a colori richiamerebe immediatamente le gamme psichedeliche e rimarrebbe leggibile, certo che l’animazione rende l’effetto psichedelico molto magiore.
Altra questione… un filmato? Anche quello è un webcomic? Dipende. Secondo me il fumtto ha dei codici ben precisi: gabbie, baloon, onomatopee. Senza questi aspetti viene a cadere il concetto di fumetto in se ed allora si avrebbe solo un filmato.
Per concludere, secondo me, un webcomic è tale quando, mantenendo i codici del fumetto classico, aggiunge degli aspetti che il formato classico a stampa su carta non può dare.
Ecco, questa è la mia opinione di webcomic, ce ne sono altre? Ai fumettisti di passaggio, qualcuno ha altre idee di cosa potrebbe essere un webcomic?
Posto qui sotto alcuni interventi che mi sono arrivati in mail (che mi riprometto di ribattere appena riordino le idee):
Antonio Orlando
E’ una problematica tutt’altro che semplice. Anzi problematica e’ un termine che non mi piace qui, perche’ assomiglia a “problema”… e invece non c’e’ nessun problema, anzi! 🙂 La ricerca stessa di che cosa sia un webcomic e’ qualcosa di straordinario: tanto difficile quanto intrigante, e per quanto mi riguarda sei gia’ sulla buona strada da quanto scrivi.
Ci ha lavorato parecchio l’ottimo Scott Mc Cloud [http://scottmccloud.com/5-about/index.html], un pioniere in questo campo, e consiglio a tutti coloro che sono riusciti ad arrivare fin qui (persino dopo il polpettone di Paolo), di dare un’occhiata ai suoi scritti in merito e produzioni. Signori, ho il sospetto che con Eriadan stia nascendo lo Scott Mc Cloud italiano!
Dante
Il mio modestissimo parere:
Alcune definizioni dicono che un webcomic è, semplicemente, un fumetto online.
Già per il semplice fatto di essere online, ha delle differenze col fumetto cartaceo. Ha un’accessibilità diversa, una pubblicizzazione diversa, una produzione diversa (chiunque può fare un webcomic, e tra i tanti lo dimostra xkcd – poi ci saranno webcomic validi e non, ma questa è un’altra storia) e, naturalmente, delle potenzialità diverse.
Deve essere impubblicabile su carta per essere definito webcomic? Perché?
Il Televideo può tranquillamente essere stampato; le musiche e le parole di una canzone scritte; le fotografie scannerizzate. Perché i fumetti pubblicati online non devono poter essere stampabili, per poter essere definiti webcomic?
Forse La Repubblica non è più un giornale, ora che si trovano i suoi vecchi numeri anche online?
La realtà, per poter essere chiamata tale, dev’essere inrappresentabile in altre forme?
Non ho un vocabolario abbastanza recente, così mi affido a Wikipedia: “un fumetto online (o webcomic, dall’inglese) è un fumetto pubblicato sul web”. Cambierei un pelino la definizione: è un fumetto nato per essere pubblicato sul web. Poi, se da adulto (o da adolescente) finirà anche su carta, quella sarà la versione cartacea del suddetto fumetto online.
Il webcomic è chiamato così perché è concepito dall’autore per essere pubblicato sul web, ma ha tutto il diritto di riprodursi successivamente su altri media. Naturalmente, essendo concepito per il web, potrà avere caratteristiche che altri media potrebbero non supportare; così come il libro letto alla radio non può essere sfogliato dall’ascoltatore.
L’interattività è di sicuro una potenzialità del webcomic che non può essere tradotta su media cartacei. Quindi l’interattività rende un webcomic distintivo? A parte che mi chiedo “Ma allora, a questo punto, che cos’è che rende distintivo un fumetto cartaceo? Aiuto! Visto che può essere scannerizzato e riprodotto online, non c’è niente che lo renda distintivo?”. In più, un webcomic potrebbe essere anche trasmesso in TV: ecco vanificato l’effetto interattività. Non è più un webcomic?
L’interattività non è un carattere distintivo, come non lo è l’animazione.
I codici del fumetto sono precisi, quindi un filmato non è un webcomic. Ma anche qui, non limitiamoci! Bill Watterson si oppose aspramente alle restrizioni strutturali che i giornali imponevano alle strisce. Il webcomic per sua natura permette nuove soluzioni. E’ un fumetto concepito per essere pubblicato online, quindi ci si può aspettare (“può”, non è quindi una conditio sine qua non) che sfrutti le risorse del caso.
Naturalmente il buon senso aiuta: un’animazione di 5 minuti non è un webcomic; è un video.
Sintesi? Non cerchiamo tratti puristi; la realtà stessa non lo è quasi mai.
Il webcomic è un fumetto concepito per essere pubblicato online. Può avere punti di contatto col fumetto cartaceo, mentre se ne discosta per altri. I suoi confini possono essere sfumati, ma alcuni tratti distintivi lo rendono facilmente riconoscibile.
Non è necessario andare a cercare i suoi “tratti ariani”. Anche perché il webcomic, già dall’etimologia (fumetto della rete), non è un media originale, come lo sono stati il fumetto, il libro, la radio o la televisione. Persino quest’ultimi, con internet e i nuovi mezzi digitali, ormai hanno confini più sfumati: se ascolto la radio su internet, sto ascoltando la radio o sto ascoltando internet?
Hytok
“Sarei curioso di sapere cosa pensi dei “motion comic” che di recente ha varato la Marvel.”
Uh, questi non li conosco ancora, devo approfondire 😛
Michele Montanari
Quando il comic è nato come forma di espressione, il suo concetto di fondo era “trasmettere emozioni ed informazioni”, creando magari una suggestione di pochi istanti data dal ritmo delle inquadrature e dalla costruzione dei periodi all’interno delle clouds. L’origine è stata la carta, un po’ meno schematica dei caratteri mobili tipografici ma assai meno flessibile di quanto ora possa essere il web.
Decidere di inserire altri elementi come stai facendo tu in questo momento è uno spunto interessante e non scontato del comic, ma di certo il web ha sciolto il legame tra il fumetto e la carta, consentendone una diffusione trasversale, globale e profondamente nuova.
Senza il web alcuni prodotti non sarebbero mai arrivati alla mia attenzione, senza la velocità della consultazione della rete nessun tamtam mediatico sarebbe potuto partire per dare soddisfazione ed esposizione a bravi disegnatori, anche non professionisti.
Non mi diverto ad incensare nè a regalare complimenti, ma ci sono alcuni autori italiani che nella loro piccola follia di sceneggiatori, disegnatori e dialoghisti mettono veramente quel gusto fresco in bocca ad ogni strip/pagina.
Non so quanto la carta stampata avrebbe dato loro spazio…
Deboroh
Ohilà, sono Deboroh di Nerdlandia. (nerdlandia.splinder.com)
Ho letto il post con le riflessioni sui webcomics e mi è venuto l’impulso di dire la mia a riguardo.
Nerdlandia non ha animazioni, non ha pioggia utile o inutile che cade, e non è nemmeno disegnato, oibò!
Faccio uso di Strip Generator, strumento che alcuni usano, altri lo disprezzano, altri lo accettano, altri chissà cos’altro ci fanno.
Questo perchè io non so disegnare, e non ho alcuna velleità di farlo; esistono nel mondo del fumetto gli sceneggiatori e io penso di rientrare in quella categoria, preferendo occuparmi solo dei testi.
Quindi, Strip Generator mi permette di fare un fumetto che sicuramente non potrebbe mai comparire su carta; tra l’altro, anche se decidessi di scarabocchiare degli omini a stecco su un foglio, poi non potrei metterli online perchè non ho uno scanner, quindi Strip Generator mi offre un mezzo rapido per realizzare le strisce che mi vengono in mente, senza una spesa che ritengo inutile…
Inoltre, un conto è disegnare un fumetto che uno si tiene per sè, o al massimo mostra agli amici.
Ma il Web 2.0 permette di aprire blog e postare una striscia al giorno, cosa che faccio da 3 giorni; questo è sicuramente influenzato dal fatto che ogni giorno un numero X di lettori viene sul mio sito e legge la striscia, e magari commenta… Se questi non esistessero, non so se Nerdlandia continuerebbe ad essere creato quotidianamente da così tanto tempo; ergo, se Nerdlandia non fosse un webcomic, Nerdlandia non esisterebbe.
Forse lo stesso vale per te (non ne sono certo, è uno spunto di riflessione): tu sai disegnare e anche bene, ma sai benissimo quali sono le difficoltà editoriali, specie nel nostro Paese, per una strip quotidiana.
Se tu avessi ogni giorno disegnato una striscia al giorno, per poi tenerle in un tuo album nascosto, la striscia quotidiana Eriadan esisterebbe ancora?
Tu hai scritto:
“Per concludere, secondo me, un webcomic è tale quando, mantenendo i codici del fumetto classico, aggiunge degli aspetti che il formato classico a stampa su carta non può dare.”
E se questi “aspetti” non fossero proprio la visibilità è la possibilità di raggiungere un pubblico vasto, che col passa parola possono portare a far conoscere un’opera?
Non è un aspetto da poco.
Insomma, la morale di questo papiro è che il webcomic, oltre ad essere una “forma” come tu dici, può essere anche un mezzo di diffusione per un fumetto; non un mezzo alternativo, ma un mezzo unico di diffusione per alcune opere che altrimenti non vedrebbero la luce.
Tra l’altro siamo in un’era in cui molti artisti riescono a raggiungere la fama solamente mettendo i propri brani musicali disponibili per il download gratuito, oppure fotografi si fanno una fama su Flickr quando nel mondo “reale” non avrebbero mai pubblicato un libro, ecc.