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Giochi da leggere tra le righe
Scritto il 19 Novembre 2012Questo articolo ha 2 voti. Collegati per votare

Con Colpevolissimo ritardo vorrei segnalare, a tutti quelli della zona Trento, questa proba iniziativa del mese di novembre. Ci sarò anche io, ma martedì 27, a fare due chiacchiere in questo laboratorio. Se siete di qui tenenetelo presente se questi martedì non sapete che fare.
ciaps eriadan
Questo post si trova nella categoria: Federica, Genitori, Marmocchie, VitaDiCoppia
i miei (5 e 3 anni) l’altro giorno gridavano ad un pupazzo “ho detto che non si fa!” “dai veloce che dobbiamo uscire!” “BASTA!” io mi affaccio in camer “patati ma perchè state urlando per spiegare le cose? si capisce meglio se parlate con un tono di voce normale e spiegate le cose con calma” loro ” lo abbiamo sentito da voi…” io 0_0
Se è casuale credo che dovreste soltanto rifletterci un momento.
Se invece il gioco è stato fatto volutamente per farvi cogliere le allusioni, allora non avete due figlie ma due autentici geni del male e, fossi in voi, non saprei se essere più preoccupato o più ammirato dalle loro sottili capacità.
Beh, il gioco nei bambini è SEMPRE specchio della realtà, in qualche modo. Realtà casalinga o “per sentito dire”, ma comunque attinente al vissuto. Eccetto, ovviamente, voli fantastici immediatamente riconoscibili (tipo un cavallo alato che salva una principessa semisommersa e legata ad uno scoglio… aspe’… ma questa l’ho già sentita…).
Causale o voluto, comunque tale gioco deve essere uno spunto di riflessione per voi
I giochi e i disegni dei bambini fanno capire tantissime cose. Proprio di recente ho recuperato alcuni miei disegni infantili che mi hanno raccontato in due segni tutta la mia infanzia.
Iniziate a preoccuparvi… seriamente! ^_^’
“la Veronica”… l’articolo davanti ai nomi non si mette. Magari lo si usa in Nord Italia, ma o li fai parlare con il dialetto locale o con la locale “calata”, oppure se li fai parlare in italiano usa una terminologia corretta.
“La” davanti ai nomi si può usare nella lingua parlata. La vignetta riprende una commento verbale tra marito e moglie per cui ci sta.
Oltretutto è tipico di Paolo usare “la Lu o la Veronica” per cui finitela di fare queste precisazioni noiose.
Però si dovrebbe anche dire “lo si usa NELNord Italia”, quindi – come vedi – a fare gli azzeccagarbugli e a salire in cattedra si fa presto e si risulta noiosi, specie se poi si prende l’abitudine…..
Lo sappiamo (noi gente trentina) che non ci va l’articolo davanti ai nomi propri, le abbiamo fatte le elementari… Ma nella vita di tutti i giorni l’articolo davanti ai nomi di persona lo mettiamo praticamente sempre, è innaturale non usarlo. Solo in situazioni formali viene omesso. E’ vero, fa parte della lingua parlata, ma riportarlo in un dialogo scritto non mi sembra un delitto, anzi, rende la vicenda più reale e famigliare (col gielle sì, perché lo intendo riferito a famiglia e non a situazione nota). Spero di essere risultata almeno un po’ fastidiosa 🙂
1) Non sono tenuto a sapere che il disegnatore sia trentino. O me lo fai capire in altro modo, forzando la parlata come già detto (che ne so mi metti le vocali aperte o chiuse, le “s” dolci o dure, “giocare” me lo fai diventare “ziocare” ad esempio come a un orecchio non trentino suonerebbe), o fai parlare i suoi personaggi in italiano standard.
2) In un contesto amichevole e colloquiale va benissimo mettere termini gergali, ma, ripeto, me lo devi far capire , il resto del fumetto è in italiano troppo standard.
3) Zerocalcare, probabilmente il miglior fumettista italiano in genere, fa quasi sempre parlare i suoi personaggi in romanaccio, ma te lo fa capire bene e lo differenzia dai personaggi che parlano in italiano. Makkox li fa spesso parlare in napoletano, ma anche in milanese, ed è bravo nel fartelo vedere. E’ una questione di narrazione. Ripeto, guardate come fanno i disegnatori bravi.
Paolo ci offre ogni volta una visione di vita giornaliera su cui riflettere, sorridere, pensare. Soffermarci su una di queste scene può scatenare emozioni diverse in ognuno di noi e spesso, nel mio caso, raggiungono appieno il loro scopo. Non potrò mai dimenticare la poesia insita nella striscia dedicata alla morte di Papa Wojtyla. Credo inoltre che questo comporti comprendere l’opera nel suo intero, nel suo impatto immediato. Analizzare la striscia come farebbe una maestra pronta a cogliere con una matita rossa ogni errore formale di un bambino è una chiave di lettura riduttiva e che non può far apprezzare il messaggio. Se vuoi commentare un autore lo devi conoscere. A fondo. Devi conoscere il microcosmo in cui fa muovere i suoi personaggi. Non puoi dire ‘Camilleri mi deve far capire che è siciliano altrimenti i suoi romanzi non valgono nulla’. La risposta non vuole essere astiosa nei tuoi confronti, vorrei solo farti capire cosa cercare ed apprezzare nel mondo di Paolo.
Ciao Enrico.
1) No, non sei tenuto. Ma “il disegnatore” è stato probabilmente il primo a fare strisce sul web italiano, lo fa da nove anni. In molte di quelle strip ci sono riferimenti alla sua provenienza, ed in molte di quelle attuali ci sono volantini con precise indicazioni locali.
2) Zerocalcare o Makkox usano la parlata per caratterizzare i personaggi. Paolo no, perché i suoi personaggi sono persone che vivono con lui e che parlano come lui, in contesti informali.
3) Entri in un blog a fumetti, dove il protagonista è anche l’autore. Capisci che nonostante abbia una famiglia e cose da fare cerca di postare frequentemente vignette, con il solo scopo di fare divertire. Va bene, possono non piacerti. Ma sei entrato in una casa pulita dal proprietario per aspettare gli ospiti e tu sei entrato puntualizzando che i fiori sul tavolo erano sgualciti.
4) Da quando Paolo ha iniziato a scrivere cerca sempre di mettere un “errore” all’interno delle frasi. E’ un suo marchio di fabbrica e lo fa coscientemente.
Ciao.
Zerocalcare il miglior fumettista italiano?? O.o Più banale di quel modo si muore!! Comunque il modo di parlare dei personaggi io lo trovo molto verosimile… ci sono molte persone che nella vita quotidiana hanno delle inflessioni dialettali nel modo di parlare senza per questo utilizzare un dialetto vero e proprio. In realtà trovo giusto soffermarsi su queste cose però la tua critica mi pare infondata.
Ma lo spiedino di frutta è fatto per farci venire famazza? XD
Tranquillo almeno vi copia nella colazione. Qualche mio compagno divulgava segreti dei genitori a chiunque compreso il codice della cassaforte! XD
Che sollievo! Non siamo allora i soli, a ripetere le stesse cose, magari trilioni di volte.