A meno che… non si trovi davanti un fumetto come SSDD.
Che cos’ha di diverso questo SSDD?, mi chiederete voi. Semplice: racconta sì le stesse cose, ma lo fa in maniera acuta, articolata, incentrata sui personaggi, corale, tecnicamente originale, evitando quanto più possibile ripetizioni di formato e contenuti e con uno stile fresco e sapiente.
Cerco di spiegarmi meglio: le storielle – soprattutto quelle più o meno lunghe – non sono legate sempre e tassativamente alla gag finale, bensì alla situazione “generale” dentro la quale i personaggi si muovono, che è ironica di per sé e non solo un ingranaggio costruito in modo da creare l’effetto comico. E’ la protagonista a essere “particolare”, e ciò che le succede è solo conseguenza del suo essere tale. Nelle varie storie non c’è mai esagerazione, bensì un punto di vista efficacemente divertente su una situazione già surreale di suo. Le gag non sono sguaiate o fiaccamente comiche ma sinceramente divertenti, e si ride non tanto perchè accade qualcosa di esageratamente divertente come una torta in faccia, bensì suscita il riso ciò che NON viene detto, ciò che si evince dal contesto, come potete vedere ad esempio QUI.
E poi: i personaggi e le ambientazioni sono diverse tra loro, e c’è l’intervento di altre comparse, anch’esse ben delineate, che contribuiscono a mantenere “fresca” la serie (ne è un esempio la bellissima saga del viaggio a Londra, il cui primo episodio è QUESTO, e che gradirei continuasse ancora). La struttura del fumetto non si limita alla striscia e consente di strutturare meglio i protagonisti, soprattutto l’alter-ego dell’autrice, caratterizzandola in maniera perfetta. E infine la tavola è a costruzione libera, sfruttata non in maniera seriale ma modificata a seconda delle esigenze narrative (inutile infatti cercare di comprimere un racconto complesso in 3 vignette, o stiracchiarne uno fin troppo semplice in 5 pagine!) e disegnata in modo particolarmente espressivo, sintetico ma assolutamente non superficiale: un segno che espressione di stile e non di mancanza di esso, apparentemente semplice ma in realtà molto professionale e comunicativo.
Insomma: le storie brevi o brevissime pubblicate su SSDD sono davvero divertenti, interessanti da leggere, capaci di stupire pur muovendosi nel “solito ambito delle avventure personali”, legate a dei personaggi resi in maniera molto realistica con le loro manie e mancanze, e infine sono narrate con ritmo, dialoghi e stile sempre azzeccati. La lettura di SSDD è davvero godibile, ci si affeziona subito alla sua protagonista, ed è facile comprendere come dietro l’apparente semplicità si nasconda invece un’artista dalla mente e dalla mano solide e acute.
Devo dire che nel giro di poche letture SSDD è balzato in testa alla mia personale classifica dei “fumetti di gag quotidiane”, e di questo non posso che complimentarmi con l’autrice. In quanto a voi lettori, vi invito a leggere i suoi fumetti andando nel suo blog personale.
Cristiano Fighera, aka Le110Pillole
Da marito dell’artista, posso solo dire che concordo con ogni singola parola!
Da recensore posso solo dire che mi piacerebbe molto vederla alle prese con una bella storia lunga, complessa e articolata, perchè credo che non ci deluderebbe. Chissà!